Costi e benefici del ciclo di vita degli edifici

La direttiva europea 2010/31 è stata recepita dal decreto n. 63 4/06/2013 convertito in Legge con la n. 90 del 3 agosto 2013.

Il decreto 63 modifica ed integra il precedente decreto 192 dal 19/08/2005 introducendo i nuovi riferimenti per APE (Attestato di Prestazione Energetica), per adozione di una nuova metodologia di calcolo della prestazione energetica valida a livello nazionale, per le detrazioni fiscali e regime dell’IVA. Vi sono due aspetti molto innovativi ed interessanti che per molti operatori saranno il futuro sviluppo della progettazione del costruire: gli edifici di riferimento e l’analisi dei costi per le valutazioni di efficienza energetica. I due aspetti apparentemente scollegati sono stati dovutamente combinati nelle loro interazioni per raggiungere un obiettivo di basilare importanza:

Quanto costa costruire edifici a energia zero?

Ed il “quanto costa” non solo dal punto di vista economico, ma basato sull’intero ciclo di vita dell’edificio. È di certo la prima volta che ufficialmente l’analisi del ciclo di vita viene monetizzata con finalità precise: l’efficienza energetica e l’impatto ambientale.

A supporto di quanto sopra si è cercata una risposta razionale sul riferimento di prestazione e di costi. Naturalmente ne è scaturito il concetto di Edificio di Riferimento, ovvero la costruzione che avesse in se le prestazioni più elevate ottenute con i costi più bassi. In altri Paesi (es. USA) l’edificio di riferimento per il circuito ENERGY STAR è applicato da tempo.

Il percorso “Edificio di riferimento + Costi-benefici” è già iniziato in Europa ed anche il nostro Ministero competente si sta adoperando per trovare le strade più corrette.

In Europa è stato costituito il BPIE (Building Performance Institute Europe) www.bpie.eu . Molto interessanti sono i documenti preparatori per gli Stati membri al fine di definire gli edifici di riferimento ed i “cost-optimal” e per definire un quadro metodologico comparativo per calcolare livelli ottimali in funzione dei costi per i requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli elementi edilizi (art. 5 direttiva 2010/31).

Gli edifici sono responsabili del maggior consumo di energia e sono stati identificati come il comparto più strategico per risparmiarla.

Alla “Energy Roadmap” qui riportata deve essere affiancata una metodologia molto interessante introdotta dalla Commissione Europea: la “Cost-Optimal methodology”.

Le indicazioni che gli Stati membri hanno ricevuto dalla Commissione Europea sono rivolte per la prima volta a considerare i due aspetti fondamentali per analizzare i costi energetici: l’intero ciclo di vita degli edifici ed i benefici energetici ottenuti ovvero in altri termini, non è possibile ricercare l’obiettivo nZEN (edifici ad energia quasi zero) senza considerare i costi per ottenerli e senza considerare l’intero ciclo di vita del prodotto/edificio.

Il regolamento cost-optimality introduce il livello ottimale dei costi da sostenere per raggiungere la nZEB con la seguente definizione: “livello di prestazione energetica che permette di ottenere i minori costi possibili durante l’analisi economica del ciclo di vita”.

La metodologia cost-optimality indicata agli stati membri per raggiungere lo scopo di cui sopra vede quattro passi fondamentali:

1. Definizione di edifici di riferimento che vengono identificati per rappresentare edifici residenziali e non, nuovi ed esistenti in funzione delle condizioni climatiche

2. Definizione dei parametri per gli edifici di riferimento

3. Definizione dei pacchetti di energia primaria e finale necessari agli edifici di riferimento

4. Calcolare i costi necessari per realizzare gli edifici di riferimento mediante l’analisi economica del loro ciclo di vita (investimenti, costruzione, mantenere gestione operativa).

Le conclusioni in estrema sintesi riportate nel secondo documento sono molto indicative:

– Vengono considerati tre esempi in Germania, Austria, Polonia

– Gli edifici di riferimento sono veramente difficili da definire in quanto in ogni nazione gli edifici sono molto differenziati e differenti fra loro

– Il parametro che influenza maggiormente è rappresentato dal costo dell’energia e dalle tecnologie per produrla

– Non sembra influenzare in modo fondamentale la scelta dei materiali ma invece i sistemi di climatizzazione risultano di basilare importanza

– Molto influenti sono invece l’orientamento e la geometria dell’edificio.

Nel nostro Paese il decreto 63 introduce l’edificio di riferimento nell’art. 2 comma 1 – novies:

1-novies) “Edificio di riferimento o target per un edificio sottoposto a verifica progettuale, diagnosi, o altra valutazione energetica”: edificio identico in termini di geometria (sagoma, volumi, superficie calpestabile, superfici degli elementi costruttivi e dei componenti), orientamento, ubicazione territoriale, destinazione d’uso e situazione al contorno, e avente caratteristiche termiche e parametri energetici predeterminati.

Quindi il concetto di fabbisogno limite di energia proposto in tabelle funzione delle zone climatiche sarà sostituito da una progettazione a confronto: calcolo di EP della nuova costruzione rispetto all’EP dell’edificio di riferimento.  Questo processo permetterà di costruire edifici a energia zero, considerando i costi da sostenere per ottenere i risultati migliori.

La rivoluzione progettuale imposta da questa metodologia lascerà un’impronta molto importante e dovranno essere considerati nel processo decisionale alcuni aspetti che legano costo-prestazione-impatti ambientali; in altre parole un prezziario indicizzato su tre parametri:

– Costo del manufatto

– Prestazioni fornite

– Parametri del ciclo di vita

Il passaggio da una progettazione di tradizione ad una progettazione “Cost optimal” per il nostro Paese sarà complicata e di certo con tempistiche non prevedibili, ma rappresenta un obiettivo ambizioso.

Fonte

Aipe

 

visite: 7.972

Lascia un Commento

Ti ricordiamo che puoi commentare anche tramite il tuo account Facebook.