Un cappotto a prova di grandine?
9 Novembre 2020 In Benessere e comfort abitativo,Case Antisismiche,Edilizia,Edilizia e "Cultura del costruire",Primo piano
Per chi vuole acquistare casa per viverci o un immobile da mettere a reddito, si pone subito un quesito: “Con che sistema lo costruisco?”.
Molti scelgono di utilizzare tecniche costruttive tradizionali; per intenderci travi e pilastri in cemento armato, tamponamenti in laterizio, e cappotto per isolare, con la convinzione che sia questo il metodo più appropriato e con meno rischi.
Ma sarà davvero così?
Questo metodo, il più delle volte, si basa sullo sviluppo di giuste scelte progettuali, di validi materiali e, soprattutto sulla capacità di posa. [1]
Molte le variabili, dunque, che possono arrivare a rendere incerta la costruzione a regola d’arte tanto desiderata.
Alcune tra le più grandi incertezze nascono dalla necessità di isolare termicamente gli edifici, e quindi l’utilizzo del cappotto esterno. Da qui, la scelta dei materiali più adeguati di posa.
Una delle sfide che questo tipo di isolamento deve affrontare, e vincere, è quella di resistere agli agenti atmosferici, in particolare, tra i più temuti, la grandine.
[2]L’evento più violento e più dannoso, da sempre a danni di persone e cose.
E allora la domanda sorge spontanea; come dare vita a un cappotto anti-grandine?
Per far sì che il pacchetto di isolamento e finitura sia in grado di resistere ad una violenta grandinata, senza dover rifare la facciata è necessario, a volte, prevedere dei materiali e degli spessori adeguati alle necessità che vengono ad essere definite diverse da quelle normalmente previste.
La soluzione? Quella di cambiare sistema costruttivo, utilizzando tecnologie più virtuose come i casseri prefabbricati in EPS che verranno rifiniti con idonee rasature resistenti anche a violenti grandinate, appunto.
Il sistema Poliespanso ne è la prova. A dimostrarlo, però, non solo parole.
A renderlo indubbio, una violentissima grandinata a Nonantola (Modena), avvenuta il 22 Giugno del 2019. [3]
Nella stessa via, due edifici, uno con sistema di rivestimento a cappotto (di cui però non si conoscono le caratteristiche prestazionali), ma costruito tradizionalmente e uno con sistema costruttivo Poliespanso, dopo il violento evento, si sono presentati in maniera visibilmente e totalmente diversa tra loro.
La differenza sostanziale?
I sistemi di rivestimento a cappotto sono realizzati con Kit di materiali che vengono sottoposti a verifiche sperimentali, quando certificati e qualificati da normative specifiche, e che comportano la verifica ad azioni degli agenti esterni. Quando questi superano determinate soglie il sistema può non rispondere in modo adeguato e quindi evidenziare danneggiamenti superficiali. Usualmente i sistemi a cappotto vengono eseguiti con lastre in EPS di densità variabile tra i 14 e 18 kg/m3, e la rasatura armata superficiale ha uno spessore variabile tra i 4 e gli 6 mm, nel sistema Poliespanso le lastre dei casseri muro sono di densità 30 kg/m3 e la rasatura varia tra gli 8 e i 15 mm.
La differenza è incredibile, le immagini parlano chiaramente.
È giunta l’ora di ricorrere a questi collaudati metodi costruttivi in grado di dare garanzie diversamente raggiungibili.
Per info visita il sito www.poliespanso.it [5] o contatta il numero 0376343072 [6]
Geom. Alberto Zacchè
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